La Borgata Rurale di Settecamini fu fondata il 20 Novembre del 1916, in piena Guerra Mondiale e fu completata ed abitata nel 1921. La progettazione iniziò nel 1915, con ben 4 soluzioni, come riportato nell’articolo della Dott.ssa Pajni, e la soluzione finale ebbe ulteriori cambiamenti, rispetto al progetto originario, poiché vennero posizionati i servizi lungo la Via Rubellia anziché concentrarli in corrispondenza del Dazio, presso l’incrocio di Via Casal Bianco con la Tiburtina.

I terreni furono venduti dal Duca Leopoldo Torlonia ed acquistati dal Comune di Roma, su impegno dell’assessore Ing. P.Orlando ed a firma del Sindaco Principe Prospero Colonna, come riportato nello specifico contratto allegato alla nostra storia. Questo documento lo fornì il nostro concittadino Mario Magini all’indimenticabile Simone Tozzi.

Prima dei Torlonia, la Tenuta (Casale) Forno, apparteneva già da qualche secolo al Capitolo di Santa Maria Maggiore ma, caso strano, il contratto di vendita non esiste nell’archivio della basilica, benché nel citato contratto del Comune di Roma si faccia riferimento a precedenti atti di acquisto. Inutili furono le ricerche effettuate dall’instancabile Padre J.Coste, studioso della Campagna Romana ed archivista del Capitolo, che per questo si rivolse perfino agli eredi della famiglia romana. Molto probabilmente la nobile famiglia si appropriò dei beni ecclesiastici, approfittando della presa di Roma da parte dei bersaglieri: ormai il potere temporale della Chiesa era decaduto!

Ad avvalorare questa tesi, lo stesso J.Coste mi mostrò la lettera della Signora Vedova Alberti, in qualità di proprietaria di uno dei 12 lotti, da 12 ettari ciascuno, che il Comune di Roma aveva sempre acquistato dai Torlonia per futuri sviluppi della Borgata, e venduto a prezzi agevolati ai combattenti della Prima Guerra Mondiale. La signora era venuta a conoscenza del cambio, poco chiaro, delle proprietà del Capitolo di Santa Maria Maggiore e chiedeva allo stesso se fosse valido il proprio atto di acquisto. Emblematica fu pure la risposta che, pur ammettendo il sopruso, non c’era alcuna intenzione, da parte dell’ente ecclesiastico, di impugnare la causa.

La planimetria è una foto aerea di Settecamini del 1942; sono stati evidenziati i fabbricati che costituivano il primo nucleo del nostro quartiere nel 1921.

La viabilità è costituita dalla Tiburtina, il cui tracciato è più a Sud rispetto al tracciato romano, poi c’è Via di Casal Bianco, una strada medioevale che porta a Montecelio e, per questo veniva chiamata Strada di Monticelli e precedentemente Cornicolana, da Corniculum l’antico toponimo di Montecelio.

Via di Salone è chiamata Strada di Bonifica n°53 e realizzata nel 1915.

Altra strada di bonifica è la n°47, ovvero Via di Marco Simone, del 1914.

Con il quartiere verrà realizzata Via di Settecamini e Via Rubellia.

La Borgata era servita dalla Tranvia Roma-Tivoli, in funzione dal 1879 al 1934, realizzata e gestita da una Società italo-belga; per la realizzazione fu rimodellata tutta la Tiburtina e realizzati molti muri di contenimento delle scarpate nella caratteristica muratura a blocchi irregolari di tufo. Il livello della Tiburtina, presso il vecchio incrocio, fu abbassato di quasi due metri ed i tre fabbricati storici, ovvero le due osterie/albergo del 500 e la chiesetta del 700, rimasero in posizione elevata rispetto la consolare: fu la prima “spaccatura” del nostro Centro Storico.

La Stazione si intravede a sinistra, con la fontana ancora presente. In fondo, al centro, il Fornaccio e davanti, sulla destra, il casale Corteggiani (6)

L’alimentazione idrica del nucleo era garantita dall’Acquedotto dell’Acqua Marcia, proveniente da Tivoli, i cui “sifoni” (otto tubi in ghisa) passano a Sud e parallelamente alla Tiburtina; portavano l’acqua al serbatoio di Viale 21 Aprile.

Nella foto aerea sono evidenti le cave di pozzolana che per anni sono state utilizzate su tutto il territorio; probabilmente servirono per la costruzione degli edifici: un materiale da costruzione, come il tufo delle vicine latomie (grottoni) a chilometro zero.

Nella planimetria sono evidenti i singoli appezzamenti annessi alle 16 casette bifamiliari.

Ecco riportati i fabbricati, rigorosamente in ordine cronologico:

A) Forno di S.M.Maggiore (1530), nei primi anni ospitò le scuole, con il Maestro Sebastiani

B) Fornaccio (1550), ospitò un dispensario per il chinino contro la malaria ed una stazione carabinieri

C) Chiesetta di Santa Maria Maggiore del 1728, utilizzata fino al 1921, quando fu completata la nuova chiesa parrocchiale

D) Dazio funzionante fino ai primi anni 60, decaduto dopo l’entrata in vigore dell’IVA. Immagine del dazio visto dalla Via Tiburtina, a destra nascosta c’è la chiesetta; a sinistra si vedono le prime casette bifamiliari su Via di Settecamini, tra le due si intravede la scuola elementare A.Nuzzo. Il dazio era un edificio in legno, fino ai primi anni 60 era ancora utilizzato da qualche impiegato; davanti era situata la “bascula” per pesare gli automezzi, provenienti dalla Via di Casal Bianco e dalla Via Tiburtina; qui infatti era collocata la garitta dei finanzieri, che si vede in foto. In questo sito immaginiamo la scena del film con Troisi e Benigni, con i soldati ed il gabelliere che intima ai viandanti: “Eh, chi siete, cosa portate…. 1 Fiorino!”

(foto Masciovecchio)

E) Stazione della Tranvia Roma-Tivoli 1879-1934

F) Stazione Sanitaria 1917

G) Lavatoio

G) forno e casa guardiano 1917

H) Scuola adattata nella 17^ casetta bifamiliare 1917

I)Stazione dei Carabinieri, a sinistra stalla per i cavalli e dietro la Condotta medica (F). 1921

(dal libro di Vasti – Ilari)

Il progetto della Borgata Rurale prevedeva la costruzione di n°17 casette bifamiliari da dare in affitto ai soldati di ritorno dalla guerra; ogni abitazione aveva a disposizione 5000 metri quadrati di terreno da coltivare.

Ogni singola abitazione aveva al piano terra una grande cucina d’ingresso ed una camera-soggiorno; dai primi 4 gradini della scala, che portava al piano superiore, si accedeva ad un bagno; il primo piano era costituito da due grandi camere da letto (metri 7,50×4,00); esternamente era annessa una stalletta, detta “l’Occhialone” per via di una finestra ellittica che dava luce al Granaretto; a questo vi si poteva accedere da una delle camere, scendendo dei gradini.

Queste stallette non furono utilizzate per gli animali, ma ospitarono invece ulteriori famiglie, perché da subito furono innumerevoli le richieste per abitazioni. Per questo vediamo assegnate le case a più famiglie, spesso imparentate tra loro; ma non mancarono i subaffitti ad amici e conoscenti.

Dietro l’abitazione c’era a disposizione della famiglia una fontana e, lì vicino, c’era l’entrata in un ripostiglio, posizionato al di sotto del bagno.

Successivamente, a partire dagli anni 60, le casette vennero riscattate dai singoli affittuari, con 1000 metri quadri di giardino annesso, lasciando così i restanti 4000 metri al Comune di Roma.

Riportiamo l’elenco con i nomi delle famiglie assegnatarie, iniziando dalle casette poste lungo Via di Casal Bianco, iniziando verso l’incrocio con la Tiburtina:

1) Di Giacomo Settimio e Berardino – Piselli Giuseppe e Michele

Casa della Famiglia Piselli, a destra la Casa del Fascio, durante una processione lungo Via di Casal Bianco

2) Sforza – Abbondanza Antonio detto “Il Mutilato”

3) Tazzuti – Novelli

4) Astolfi – Di Battista

5) Nasini – Calabresi

6) Galeri – Perfetti

A seguire le casette site lungo Via di Settecamini, per completare l’anello allungato e tornare verso la Tiburtina:

7) Marcelli detto “Panzone” – Bernardi

8) Muzi Domenico – Federici Vincenzo

9) D’Angeli Antonio detto “Casciano” – Iadeluca il Macellaio

10) Renzetti – Muzi Mariano

11) Valelli e dietro Fioravanti 12) Troiani e dietro Del Monte Valerio detto “Capitano”

13) Facioni – Carboni

14) Facioni – Barboni, l’unica casetta non riscattata ed ancora di proprietà del Comune di Roma, per questo conserva la sua forma originaria: davanti c’è la stalletta detta Occhialone, sopra il Granaretto con la finestra ellittica; dietro l’abitazione su due piani.

15) Delfini – Mastrantonio

16) Serrani – Benedetti

La prima foto di Settecamini vista dal Centro Culturale, ex Stazione Ippica di monta.

Fin da subito la Borgata Rurale diventa un polo di attrazione per tutti coloro che scelgono di lavorare vicino alla Capitale, dove il lavoro non manca ed è più redditizio rispetto a quanto offerto nei paesi di origine.

In questi anni molti frequentano Settecamini e provengono dalle campagne limitrofe.

Già prima della nascita della Borgata, Settecamini era l’unico centro che garantiva un minimo di servizi, concentrati nel vecchio centro storico, dove si poteva assistere, di domenica, alle funzioni religiose nella chiesetta settecentesca. Presso il Fornaccio, di proprietà Sagnotti, erano allocati un dispensario del chinino per curare la malaria, una stazione di carabinieri, lo studio medico del Dott.Iacobelli (primo medico a Settecamini) ed un ufficio postale munito di telegrafo. Nel Casale Forno, di proprietà Ercole Bonanni, come già detto, era allestita una prima scuola elementare con il Maestro Sebastiani.

Così ben presto si dovettero ampliare i servizi alla popolazione, con la costruzione dei seguenti edifici:

J) Chiesa parrocchiale completata nel 1926, che sostituirà la chiesetta del 700, ma il campanile verrà realizzato solo nel 1933, come riportato nella lapide posta alla sua base

Nella foto la costruzione del campanile, con Don Alfredo Buonaiuti e le maestranze del cantiere. Sulla carrozzella con ruota anteriore c’è Antonio Abbondanza, detto Il Mutilato.

K) Stazione di monta equina 1923, davanti c’era l’abitazione del gestore (Sor Ettore) e dietro la stalla per gli stalloni

L) Scuola elementare A.Nuzzo 1930 circa

M) Stazione dei bus 1930 circa, pura architettura Futurista, oggi deturpata dal Big Ben.

Nel 1946 Ettore Magini vi aprì il bar. (foto da Vasti e Ilari)

N) Casa del Fascio 1931-32, ben descritto nell’articolo della Dott.ssa Pajni. (Foto Masciovecchio)

A Sud della Tiburtina vennero espropriate ulteriori 140 ettari di terreni, in previsione di un ampliamento della Borgata Rurale. Si scelse di suddividere questa vasta area in 12 lotti da 12 ettari circa, da destinare ai combattenti, che l’avrebbero acquisiti attraverso dei mutui fondiari agevolati, necessari anche per finanziare la costruzione di abitazioni rurali, stalle, fienili, magazzini e tutto per la conduzione della tenuta.

5 lotti furono posizionati lungo Via di Salone, detta Strada di Bonifica n°53, ed assegnati rispettivamente:

Lotto n°1 Evangelista Pietro e Gianni Augusto

Lotto n°9 Notaio Gaddi

Lotto n°10 Todini, ricca famiglia di proprietari terrieri, possidente in zona anche dell’allevamento (13) e dell’Osteria Capannacce, sita presso l’incrocio della Tiburtina con Via di Marco Simone, successivamente venduta alla Famiglia Colangeli. Tutti questi possedimenti dei Todini erano collegati da una strada ben visibile nella planimetria. Il casale posto su Via di Salone fungeva da casa del guardiano, gestore di tutti i possedimenti, conosciuto da tutti come “Marianaccio”; era anche l’ingresso dell’Allevamento stesso, con un cancello in ferro sorretto da colonne di travertino, ora spostati presso gli uffici del Polo Tecnologico.

Lotto n°11 acquistato da un gruppo di 5 famiglie: Mastrantonio Egisto (9.000 mq), Penna Francesco e Malomo/Delfini Nello (15.000 mq.), fabbricati distinti con 11a ; Galeri Mariano con edificio 11b (6 ettari); Petrucci Angelo (54.000 mq.) edificio 11c, posto su Via di Salone n°204 (vedi foto).

Lotto n°12 rimase invenduto e fu dato in affitto come orto o pascolo a Mozzetti e Casini. Fu affittato anche ad un certo Camerini che lo destinò a porcilaia; i maiali erano alimentati con i rifiuti che regolarmente vi scaricavano i camion della nettezza urbana. Un affittuario, forse Mozzetti, dovrebbe aver costruito un edificio, ora adibito ad uffici della Società Lumaca.

Lungo la Via Tiburtina erano stati individuati 4 lotti, rispettivamente venduti a:

– Lotto n°2Vedova Alberti con la casa padronale, oggi occupata da un nipote (Avv.Gabriele Di Gianvito), stalla e magazzini

– Lotto n°3 Vedova Alberti, sito chiamato da tutti “Monache” perché prima della 2^ guerra c’erano delle suore salesiane, che gestivano la scuola materna. Le religiose furono cacciate dai soldati tedeschi, non fecero più ritorno. Lì abitarono parecchie famiglie di Settecamini: Ercole Nardi, Mario Cece, Angelo Valzon detto “Tarzan”, Antonini Adolfo. Gli edifici erano siti al civico 1424 della Via Tiburtina; recentemente sono stati demoliti per costruirci il complesso di Via Montenero Sabino (ufficio Poste)

Lotto n°4 Di Gianvito Augusto e Michele

Lotto n°5 Brandimarte Alfredo e Rodriguez Nando

Lungo Via Torre di S.Eusebio, che allora cominciava dal Fornaccio, furono venduti alla famiglia Corteggiani-Sagnotti 3 lotti:

Lotto n°6 probabilmente ero il primo verso la Tiburtina, dove vi era stato costruito un grosso casale rosso, oggi demolito e sostituito da un edificio dove c’è una banca; rimane di fronte agli Studi Mediaset. In questo casale per molto tempo c’è stata la trattoria di Carletto Magini e vi hanno abitato molti dei suoi cugini, come Mario (Mariuccio del Bar Magini) e Maurizio.

Lotto n°7 il cui centro di gestione sorge su una collinetta, da tutti conosciuto dal nome della famiglia Campanari che l’ha avuta in affitto per molto tempo; è un tipico complesso agricolo di bonifica, formato dalla casa padronale a due piani con annessa stalla e staccato un fienile.

Attualmente è stato completamente ristrutturato e destinato a Centro Sociale per disabili.

Lotto n°8 con i fabbricati del tutto simili a quelli del lotto n°7, dove attualmente c’è il ristorante “Il Fienile”.

Nella planimetria sono evidenti, attraverso le diverse coltivazioni, i primi due lotti lungo Via di Salone, Lotto n°1 e Lotto n°9, ed i quattro lungo la Via Tiburtina, Lotto n°2, Lotto n°3, Lotto n°4 e Lotto n°5.

A questi centri agricoli si aggiunsero questi altri fabbricati.

13) Allevamento Capannacce detto anche l’Allevamento Mussolini, perché il dittatore veniva qui a cavalcare, nella proprietà Todini.

La tenuta, anticamente, era chiamata “Torre Rossa”.

14) Casale Bonanni accanto alla Stazione del trenino.

Lungo Via di Salone, tra il 1924 ed il 1939, vengono realizzate abitazioni ancor oggi ben visibili e distinte per la loro caratteristica architettura.

15) Iniziando da Via Plancina e fino a Via Cossinia troviamo:

– Cabina elettrica con casa per la guardiana, detta appunto “la cabinista”; una vedova di nome Bianchina

– “Zi Carluccio” sposato con Aquilina, al piano superiore abitava Petrangeli Giuseppe con la moglie Nobilia Buzzichelli, genitori di Silvano, Riziero, Mario, Rosina e Gina.; sul retro dell’edificio abitava Pasquale Galle con la moglie Maria Galeri.

(il fabbricato è stato recentemente ristrutturato; subito dietro, nascosta, c’è la casa di Gigi Piselli, mentre quella bianca a sinistra è della famiglia De Nicola)

– Gigi Piselli

– Augusto De Nicola, oggi Trattoria da Baffone

– Costantino Facioni

– Bartolomeo Rapiti, padre di Giuseppe detto Peppe er Carzolaro, che aveva la botteguccia attaccata al Fornaccio

– Riccardo Di Giacomo

16) Nel tratto tra Via Cossinia e l’Acqua Marcia:

– Il Mulino vecchio, dove ci lavorava Elio D’Angeli detto Er Piccoletto

– Rulli Antonio

– D’Angeli Enrico, detto Righetto, ed il fratello Gino

_ – Vittorina Galle – Luigi Galle – Nicola Galle

17) Al di là del tracciato dell’Acqua Marcia: – Bruna Galle, ex Serrani, ex Galeri

– Fattori/Fattore

In Via di Casal Bianco, lungo una stradina comune, due famiglie imparentate tra loro costruirono altrettanti edifici nel 1933:

19) Casulli Giovanni e Fabrizi Telemaco, il padre di Benito conosciutissimo a Settecamini per l’osteria, molto frequentata dagli abitanti.

Nella planimetri sottostante sono riportati gli altri 3 lotti posti lungo Via di Salone, Lotto n°9, Lotto n°10 e Lotto n°11; quest’ultimo suddiviso tra i cinque proprietari. Al centro del Lotto 11 si distingue bene una piccola cava, scavata per estrarre la pozzolana necessaria per le costruzioni limitrofe, a chilometri zero.

Alla stessa famiglia Corteggiani-Sagnotti apparteneva la Torre di S.Eusebio, che vi realizzò altri fabbricati rurali (18) ancor oggi ben conservati, anche se destinati a tutt’altra funzione.

Inoltre sono evidenziati tre nuclei di edifici, realizzati dalla stessa Famiglia Corteggiani-Sagnotti, per la gestione degli altrettanti lotti, Lotto n°6 (oggi demolito, al suo posto c’è un edificio con la banca, di fronte agli Studi Mediaset), Lotto n°7 e Lotto n°8, posti lungo la Via Torre di S.Eusebio; qui le coltivazioni non si differenziano tra loro poiché, appartenendo ad una unica famiglia, erano gestiti in modo univoco.

Con il contributo e la passione di Luigi Nardi abbiamo voluto approfondire la storia dei nostri primi abitanti, prendendo spunto dal Registro dello “Stato delle anime” redatto da Don Alfredo Buonaiuti nel 1926, inserito nel libro “Settecamini e la Parrocchia di S.Maria dell’Olivo”, di Don Lino Vasti e Nazareno Ilari. È venuta fuori una enormità di dati che costituiranno un ulteriore articolo.

Ma perché approfondire e riproporre storie di tanti anni fa?

Molte famiglie sono “nuove”, abitano a Settecamini da pochi anni, cosa possono interessare fatti accaduti un secolo fa, a coloro che non sono neanche parenti alla lontana?

Queste storie non sono solo per i “vecchi” di Settecamini, sono per tutti gli abitanti presenti e futuri; la loro storia è la storia del nostro quartiere, un quartiere che oggi è “solo” estrema periferia di Roma, ma che in passato aveva una vita propria e, scavando scavando (è il caso di dirlo per via degli scavi archeologici), scaturisce un racconto parallelo alla Caput Mundi e, in qualche modo, contribuendo alla nascita ed allo sviluppo.

Con i prossimi articoli sveleremo meglio la nostra storia, collocandoci in una posizione più consona rispetto alla storia di Roma.

Ringrazio tutti quei miei concittadini che mi hanno fornito preziose informazioni storiche sul nostro quartiere, in particolare:

– Nonna Giuseppina De Luca

– Nonna Giovannina Di Gianvito

– Luigi Nardi

– Augusto Petrucci

– Carla Arcangeli

– Alberto Agnoletto

– Franco Bonanni

– Vittoria Evangelista

Un ringraziamento particolare va a Manlio Masciovecchio per la passione e la diffusione del proprio archivio storico fotografico

About The Author

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina