Una pista ciclabile sull’acquedotto dell’Acqua Marcia.

L’idea è venuta da più parti e noi del Comitato siamo andati a scoprire questo tracciato, che punta dritto dritto verso la Metro Rebibbia: un’ottima pista ciclabile a costo zero ed a soli 3 chilometri dal Capolinea della Metropolitana!

Abbiamo sfidato la pandemia e, muniti di mascherine, abbiamo percorso il tracciato rettilineo in diverse giornate ed altrettanti gruppetti, al fine di non creare assembramenti.

Ma prima di descrivere il tracciato, approfondiamo la storia di questo acquedotto: perché Marcio? È forse un acquedotto romano? Dove sono le famose arcate?

L’Acqua Marcia costituisce un elemento fondamentale della continua evoluzione acquedottistica romana, lunga oltre 3000 anni.

Inizia con i primi acquedotti etruschi, di modeste dimensioni e venuti alla luce nei pressi del Lago di Bracciano, proprio quando ACEA stava costruendo l’omonimo acquedotto, l’ultimo della nostra storia.

Lo sviluppo idrico romano raggiunse l’apice ed un unicum mondiale con i seguenti acquedotti:

1° nel 312 a.C l’Appio fatto costruire dal censore Appio Claudio Crasso detto Cieco

2° nel 269 a.C. l’Anio Vetus

3° nel 130 a.C. l’Acqua Marcia fatto costruire dal pretore Quinto Marcio Re (da cui il nome), della lunghezza di 90 Km

4° nel 125 a.C. l’Acqua Tepula

5° nel 33 a.C. l’Acqua Giulia

6° nel 19 a.C. l’Acqua Vergine con le sorgenti in località Salone, vicino a Settecamini

7° nel 2 a.C. l’Acqua Alsietina dal Lago di Martignano

8° nel 52 d.C. l’Acqua Claudia

9° nel 52 d.C. l’Anio Novus

10° nel 109 d.C. l’Acqua Traiana

11° nel 226 d.C. l’Acqua Alessandrina

Roma aveva una dotazione di circa 13.000 litri di acqua al secondo per gli otre un milione di abitanti.

Ma questa tradizione non si è conclusa con la caduta dell’Impero Romano; dopo la pausa altomedioevale, con il danneggiamento di qualche acquedotto da parte dei barbari, soprattutto le strutture sopraelevate e ben in vista, nel medioevo continuarono ad essere utilizzati quelli sotterranei, come l’Acquedotto Vergine.

In epoca rinascimentale i Papi rimisero in servizio il sistema acquedottistico, adeguando le strutture romane fino a tutto il XVIII secolo, basti pensare alla maestosa Fontana di Trevi alimentata dal Vergine.

Nel 1870, poco prima della presa di Roma, con la Breccia di Porta Pia, ecco il nostro Acquedotto Marcio che, per l’appunto, diventa Acqua Pia Marcia e costituisce l’anello di congiunzione tra il passato ed il moderno, fino ad arrivare alle colossali opere dell’Acquedotto del Peschiera-Capore e dell’Acquedotto dal Lago di Bracciano, per arrivare ai 18.256 litri al secondo, cifra che ci dovrebbe inorgoglire perché pone Roma come l’unica capitale al mondo servita da acqua pura sorgiva. E questi dati dovrebbero farci abbandonare le antiecologiche acque in bottiglia!

Ma questa è cronaca, torniamo al nostro Acquedotto Marcio. Le acque sorgive, poste lungo l’Aniene, nelle località tra Marano Equo, Arsoli ed Agosta, arrivano a Tivoli con due acquedotti in muratura ed a pelo libero, da qui puntano verso la Prenestina e le pendici del Vulcano Laziale, i Castelli Romani, al fine di mantenere una leggera pendenza costante fino a Roma.Successivamente i Papi restaurarono e ricostituirono gli antichi acquedotti romani, come il Vergine che sgorga a Fontana di Trevi.

Pochi anni prima della Breccia di Porta Pia, il Papa Pio IX, per dotare Roma di una ulteriore quantità d’acqua con una pressione sufficiente a servire direttamente le case, diede il via ai lavori per la posa di tubazioni in ghisa provenienti da Tivoli, i cosiddetti SIFONI; chiamati così perché da Tivoli facevano un salto di quota per raggiungere la campagna romana, senza dover allungare il tragitto verso le pendici del Vulcano Laziale, contenendo le forti pressioni con i più moderni tubi in ghisa e formando così una sorte di sifone.

L’inaugurazione avvenne il 10 Settembre del 1870 alla presenza del Papa Pio IX, sua ultima apparizione da Papa Re. La Società dell’Acqua Marcia, con Presidente il Duca Salviati, realizzò l’intera opera costituita essenzialmente da 8 SIFONI che partivano da Tivoli verso Roma; i primi quattro SIFONI (I-II-III-IV) seguirono il tracciato a Sud della Tiburtina, furono posati tra il 1870 ed il 1880, avevano una lunghezza di circa 28 chilometri ed il diametro di 600 millimetri ciascuno. Il V ed il VI puntarono verso la Prenestina.

Nel 1937, lungo il tracciato tiburtino, fu posato il VII SIFONE e nel 1964, sempre da ACEA, fu posato l’VIII SIFONE, verso il tracciato prenestino, accanto al V ed al VI, portando l’intera portata idrica da 4500 a 6000 litri al secondo.

Lungo il tracciato troviamo dei manufatti che comunemente chiamiamo i Bottini; ce ne sono diversi, nel loro interno passano le tubazioni ed in questi manufatti sono alloggiati sfiati e scarichi che consentono il perfetto funzionamento dell’acquedotto, pertanto avvisiamo i possibili vandali, sempre in azione, ad abbandonare la ricerca di eventuali e fantomatici tesori nascosti nei manufatti: l’unico tesoro prezioso, ivi contenuto, è la preziosa acqua in dotazione ai romani.

Gli sfiati si trovano nelle parti più in alto, qui il Bottino ha una copertura a volta, mentre gli scarichi si trovano nelle parti più basse, con i Bottini coperti con un piano inclinato.

Se potessimo osservare il profilo completo dell’acquedotto, noteremo che è un continuo di tratti inclinati in alto ed in basso; questo per consentire lo svuotamento delle condotte in caso di manutenzione attraverso gli scarichi, mentre l’aria entra nelle tubazioni dagli sfiati. Questo andamento consente di eliminare la formazione delle microbollicine d’aria, che fanno apparire l’acqua di color bianco opaco.

Si sente la passione e le conoscenze per i miei 35 anni di lavoro in ACEA!

I nostri sopralluoghi sono partiti il 31 maggio da Via Cossinia, dove esiste un Bottino frequentato dai ragazzi, chiamati per l’appunto i Ragazzi del Bottino, fino ad arrivare sulla Via Tiburtina, di fronte al Carcere di Rebibbia ed in prossimità dell’omonima Stazione della Metropolitana.

Il nostro intento è poter utilizzare questa grandiosa opera come percorso pedonale e ciclabile, per arrivare alla Stazione della Metropolitana. Una proposta che coniuga ecologia, ricerca e studio del passato, praticità e mobilità sostenibile.

Per scoprire meglio questo percorso l’abbiamo suddiviso in 7 sezioni; i singoli tratti sono compresi tra le strade che attraversano l’acquedotto e che poi riconducono alla Via Tiburtina, in particolare:

Primo tratto da Via Cossinia a Via Affile

Foto 1 – Un tubo in ghisa affiorante dal terreno. E’ un giunto a bicchiere di una delle cinque tubazioni che compongono l’acquedotto, dette SIFONI
Foto 2 – Il Bottino di Via Cossinia. Il manufatto che contiene gli sfiati delle tubazioni
Foto 3 – L’Acquedotto che costeggia il percorso pedonale, inserito nel complesso residenziale di Via Cerchiara
Foto 4 – Il percorso pedonale nel Complesso residenziale di Via Cerchiara.
Dietro le alberature, a sinistra, c’è l’acquedotto

Secondo tratto da Via Affile a Via Zoe Fontana

Foto 5 – Via Affile
Foto 6 – Discarica a 180 gradi. In fondo il Vulcano Laziale (Castelli Romani), a sinistra la Contraves, al centro la Torre di S.Eusebio.
Foto 7 – Manufatto di scarico
Foto 8 – Via Zoe Fontana

– Terzo tratto da Via Zoe Fontana al Grande Raccordo Anulare

Foto 9 – Strada privata, Famiglia Gianni
Foto 10 – Strada privata collegata alla Tiburtina presso THALES ALENIA
Foto 11 – Da una strada privata, con civici riferiti alla Tiburtina, si intravede la rampa del GRA
Foto 12 – Sotto il ponte del Grande Raccordo Anulare

– Quarto tratto dal G.R.A. a Cavallari/McDonald

Foto 13 – Uscita da sotto il ponte GRA, vista di un Bottino di sfiato
Foto 14 – Bottino di scarico presso l’incrocio tra Via Pesenti e Via Sabatino Gianni
Foto 15 – Chiesetta di Cavallari, dedicata a S.Michele Arcangelo
Foto 16- Il Casale Cavallari di fine 800. A destra c’è il McDonald
Foto 17 – Casale Cavallari

– Quinto tratto da Cavallari a Via Tivoli

Foto 18 – Bottino di sfiato su Via del Casale Cavallari, verso Via Tivoli
Foto 19 – Parcheggio auto sull’acquedotto, nel tratto adiacente Via Vannina
Foto 20 – Incrocio tra Via Vannina e Via Tivoli. Tratto dell’acquedotto chiuso con cancello

– Sesto tratto da Via Tivoli a Via di Tor Cervara

Foto 21 – Vista dal ponte di Via di Tor Cervara, verso il GRA
Foto 22 – dal ponte di Via Tor Cervara, lato verso S.Basilio

– Settimo ed ultimo tratto da Via di Tor Cervara alla Via Tiburtina

Foto 23 – Via Tiburtina di fronte al Carcere di Rebibbia. La recinzione sulla sinistra è del Motel Industrial. Il Bottino di sfiato è posto a circa 4 metri dal piano stradale. Dietro l’acquedotto c’è la strada privata del Complesso residenziale di Via Roccamandolfi; ancora dietro l’Istituto Salesiano T.Gerini

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